• Il Progetto

      Chi siete  e di cosa vi occupate? Siamo 3 ragazzi romani che si occupano di regia e produzione cinematografica Raccontateci il progetto Colori Isolati, di cosa si tratta? Si tratta di un esperimento sociale che ha come base la diversità e l’inclusività in realtà formalmente chiuse. Lo scheletro del progetto era quello di fare un laboratorio sensoriale con un operatore non vedente ai bambini della scuola di Ventotene. Da lì abbiamo prodotto un documentario sull’esperienza. Come nasce la vostra idea e qual è l’obiettivo che intendete raggiungere? L’idea nasce durante il lockdown con l’obbiettivo di sensibilizzare all’inclusività un mondo che sembrava chiudersi ai rapporti sociali per via del Covid. Come siete venuti a conoscenza dell’avviso pubblico di Vitamina G e come ha contribuito alla vostra crescita come associazione? Tramite Facebook e su suggerimento di un amico Qual è stata la fase finale del vostro progetto? La presentazione del documentario a casetta rossa in una serata dedicata e la partecipazione a vari festival. I vostri tre motivi per i quali ragazze e ai ragazzi under35 dovrebbero partecipare a Vitamina G?
      • E’ la possibilità di cimentarsi in un vero progetto dall’inizio alla fine, gestendolo in toto compreso il budget
      • Si è seguiti passo passo
      • È realmente rivolto ai giovani
      Perchè i giovani ragazzi dovrebbero partecipare a progetti come il vostro?  Perché permette davvero di cimentarsi in un progetto sociale Come sperate si sviluppi in futuro il vostro progetto? Che il documentario abbia una profonda risonanza e che magari il format possa essere riproposto in altri luoghi, magari anche all’estero.  
        • Il Progetto

          Chi siete e di cosa vi occupate? Siamo tre giovani, Giulia, Nicolò e Andrea, che sono laureati in Lettere ed Ecobiologia. I nostri percorsi formativi sono stati messi a disposizione del progetto che, riguardando l’accessibilità di un sito naturale, ha richiesto sia competenze nello studio del territorio (e, nello specifico, delle specie animali e vegetali presenti e dei percorsi da rendere accessibili) sia nella scrittura semplificata dei testi da impiegare nelle audio-video guide, che illustrano il percorso individuato. Raccontateci il progetto Una macchia per tutti, di cosa si tratta Il progetto Una Macchia per Tutti vuole rendere accessibile il sito di Macchia della Signora, situato nel Comune di Cerveteri (RM). Sono stati, per tale ragione, studiati alcuni interventi che permettono di effettuare delle escursioni accessibili universalmente, ossia per normodotati, non vedenti e ipovedenti, sordi (e per persone che hanno soltanto difficoltà o impedimenti, anche momentanei). I servizi a disposizione sono i seguenti: 2 joelette (1 per adulti e 1 per bambini), carrozzine speciali per escursionismo che consentono a persone con difficoltà motorie di visitare luoghi; audio guide per non vedenti e ipovedenti, scaricabili gratuitamente dal sito web www.unamacchiapertutti.it; pannelli tattilo-sensoriali con scritte semplificate a caratteri ingranditi e in braille; percorso con guide per non vedenti e ipovedenti; video guide con interpreti LIS e ASL, scaricabili dal sito www.unamacchiapertutti.it; materiale per identificare gli aromi e gli odori della macchia (piante, frutti, foglie, etc.). Come nasce la vostra idea e qual è l’obiettivo che intendete raggiungere? L’idea nasce dalla nostra volontà di creare dei percorsi che siano universalmente accessibili. Il nostro sogno è quello di vedere persone, disabili e non, passeggiare insieme per i sentieri dei nostri territori. Crediamo che l’ambiente naturale possa offrire una serie di sensazioni ed emozioni che altri posti non riescono a fornire. L’obiettivo è quello di consegnare alla città di Cerveteri un importante laboratorio di accessibilità, che si configuri come un primo intervento da replicare nei luoghi naturali e culturali di tutto il comprensorio (e, speriamo, non solo!). Come siete venuti a conoscenza dell’avviso pubblico di Vitamina G e come ha contribuito alla vostra crescita come associazione? L’incontro con Vitamina G è stato, a dire il vero, fortuito: abbiamo letto un avviso pochi giorni prima della scadenza e ci siamo subito interessati. Tale bando ha permesso la formazione dell’Associazione Una Macchia per Tutti e anche una nostra crescita personale: ci ha permesso di entrare in contatto con la Regione Lazio e ci ha mostrato come questa sia vicina alle esigenze dei giovani. Qual è stata la fase finale del vostro progetto? La fase finale è consistita nell’evento di presentazione del progetto, che sarà definitivamente concluso con altre passeggiate nella Macchia della Signora. I vostri tre motivi per i quali ragazze e ai ragazzi under35 dovrebbero partecipare a Vitamina G? I tre motivi sono i seguenti: rendere i nostri territori dei posti migliori; crescita personale e contatto con l’amministrazione pubblica; fare nuove e positive esperienze e conoscenze. Perchè i giovani ragazzi dovrebbero partecipare a progetti come il vostro? La partecipazione a un progetto come il nostro porta, da un lato, a rendere concrete idee che, spesso, sono soltanto sogni nei cassetti e, dall’altro, a fornire un aiuto concreto e una spinta al miglioramento delle nostre comunità. Progetti, ad esempio, come Una Macchia per Tutti lavorano su due piani: il primo è sicuramente quello concreto, degli interventi realizzati che, spesso, non vengono messi in atto; il secondo è quello sociale, della sensibilizzazione e della diffusione di una vera e propria cultura dell’accessibilità. La nostra speranza è di dare un segnale forte e di consegnare alla città di Cerveteri un progetto pilota, che sia l’inizio di una rete di buone pratiche da diffondere nella nostra cultura e nel nostro modus operandi. Come sperate si sviluppi in futuro il vostro progetto? Confidiamo che Macchia della Signora diventi una importante sede di escursionismo universalmente accessibile e, inoltre, che interventi, come quelli che abbiamo proposto, possano essere replicati all’interno del sito, che è molto esteso. Il nostro augurio è che Cerveteri e tutti gli altri stupendi comuni del comprensorio possano diventare città accessibili a 360°. Non si è ancora pienamente compresa l’importanza di azioni concrete non solo in materia di accessibilità fisica e architettonica, ma anche comunicativa. Il nostro progetto ha avuto proprio l’obiettivo di mostrare come si debba lavorare su più piani contemporaneamente.
            • Il Progetto

              Dove nasce il vostro amore per la musica? Jemma è una crew di musicisti provenienti da estrazioni artistiche e culturali diverse che trae origine dalla nostra jam session settimanale che esiste ormai da parecchi anni. L'armonia creatasi in queste jam era l'espressione del nostro amore per ciò che si stava facendo: suonare, divertirsi e condividere con gli altri questa passione così avvolgente. Dopo tutto questo tempo questo amore traspare ancora. LAZIOSound è un format pensato dalla Regione Lazio, con il sostegno del Dipartimento per le Politiche Giovanili, per dare un'iniezione di energia e novità al panorama musicale regionale e nazionale. Come siete venuti a conoscenza e quale è stato il vostro percorso in LazioSound? Abbiamo conosciuto LAZIOsound grazie alla partecipazione di alcuni amici musicisti nelle edizioni precedenti. Abbiamo deciso di buttarci in quest'avventura un po' alla cieca e non ci aspettavamo decisamente di raggiungere questi risultati. Siamo stati scelti dalla giuria della categoria "Jazzology" per gareggiare la finale di categoria nella splendida Certosa di Trisulti. È stata una tappa veramente importante per il progetto, un evento che ha fatto scattare un energia, un fervore e una determinazione da parte di tutti che ci ha portato a vincere addirittura il primo premio assoluto nella finale di Parco Shuster. Un'emozione grandissima! Quali opportunità vi ha offerto LazioSound? I vostri tre motivi per i quali dei giovani artisti dovrebbero partecipare a LAZIOSound, intraprendendo così questa esperienza musicale. 1) LAZIOsound ci ha dato l'opportunità di suonare in palchi veramente prestigiosi, a partire da Parco Shuster prima di Max Gazzè, al Castello Di Santa Severa prima di Fabrizio Bosso. Per non parlare delle partecipazioni di quest'estate al Medimex (stesso giorno in cui si esibivano i The Chemical Brothers), Jazzaldia (stesso giorno di Herbie Hancock) e, all'auditorium nella prestigiosa programmazione di Roma Jazz Festival. 2) Oltre a questo ci ha permesso di partecipare ai campus di formazione in cui abbiamo incontrato molti specialisti del settore musicale: produttori, manager, tour manager e figure varie che ci hanno presentato aspetti che purtroppo ignoravamo dando attenzione più alla parte musicale performativa. 3) Ultima, ma non per importanza, avremo l'occasione di produrre il nostro primo album. Oltre a questo vorremmo aggiungere l'aspetto forse più importante, ovvero l'esperienza che lascia questo percorso fatto di incontri, nuove amicizie e tanta musica.   Quali saranno i vostri prossimi impegni lavorativi? Continuiamo sicuramente con la nostra jam session ed a suonare nella scena romana anche in formazioni più piccole. L'attenzione maggiore sarà sicuramente dedicata alla registrazione dell'album. Un'occasione d'oro per rivivere tutto il percorso fatto finora e racchiuderlo in un album di iniziazione che sicuramente ci spingerà ad immergerci, scrivere, divertirsi come sempre e lavorare sempre di più e sempre più uniti. "Perché l'importante è stare insieme!" cit. Dove potremmo seguirvi? Potete seguire tutte le nostre attività soprattutto su:  INSTAGRAM: jemma_crew  FACEBOOK: JEMMA crew
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                  Dove nasce il vostro amore per la musica? L'amore per la musica nasce dalla voglia di esprimere i nostri sentimenti e dalla volontà di stare insieme. Ci piace farci trascinare dall'entusiasmo della musica come un'onda che ci spinge e ci porta oltre le nostre aspettative. LAZIOSound è un format pensato dalla Regione Lazio, con il sostegno del Dipartimento per le Politiche Giovanili, per dare un’iniezione di energia e novità al panorama musicale regionale e nazionale. Come siete venuti a conoscenza e quale è stato il vostro percorso in LAZIOSound? Siamo venuti a conoscenza della realtà di LazioSound tramite social e poi successivamente abbiamo conosciuto il bando grazie all'attuale amministrazione comunale di Castrocielo, il Sindaco Gianni Fantaccione, che da sempre segue la nostra attività ed è il nostro primo tifoso, ci ha invitati a partecipare al concorso. Possiamo sicuramente affermare che è stata un'esperienza favolosa. Abbiamo vissuto le varie fasi con enfasi dividendoci nel gruppo le emozioni che LazioSound ci ha donato con la finale e la finalissima a Parco Schuster. Potete raccontarci qualcosa in merito all’esperienza a Parco Schuster? Una delle esperienze più belle che abbiamo mai vissuto. Dall'accoglienza all'arrivo da parte dei ragazzi organizzatori. Salire su un palco così importante, grande pieno di luci. Sentire le urla del pubblico. Vivere il backstage insieme agli altri finalisti e con Max Gazzè ed il suo gruppo. Ci ha fatto vibrare forte i polsi. I vostri tre motivi per i quali dei giovani artisti dovrebbero partecipare a LAZIOSound, intraprendendo così questa esperienza musicale. Entusiasmo Coltivare il Proprio Sogno Serietà del progetto, è una garanzia! Quali saranno i vostri prossimi impegni lavorativi? La nostra volontà è quello di vivere il nostro sogno musicale insieme, continuando a suonare in concerto, attirando l'attenzione del “mainstream” come successo con lo SPONZ FEST con Vinicio Capossella. Insomma continueremo a gettare il cuore al di là dell'ostacolo. Dove potremmo seguirvi? Potete cercarci sui social “Eko Orchestra” su Instagram, Facebook e Youtube.
                    • Il Progetto

                      Chi siete e di cosa vi occupate? L'associazione culturale AntropicA nasce nel 2018 nella periferia sud di Roma da un gruppo di giovani professionisti nell'ambito del filmmaking etnografico, della pedagogia interculturale e della formazione professionale, con un approccio locale, nazionale e internazionale. I soci fondatori sono Parsifal Reparato, Emma Ferulano e Daniel Cavasino. La mission di AntropicA è l'innovazione del modo di fare cinema e la creazione di occasioni di formazione e autoformazione rivolti a giovani, studenti, appassionati del mondo del cinema e appartenenti a fasce marginali - disoccupati, inoccupati o NEET - attraverso la realizzazione di prodotti con contenuti e contenitori di qualità, per produrre, divulgare ed analizzare temi di interesse antropologico, sociale e culturale con un linguaggio attraente per lo spettatore comune e mai scontato per il mondo scientifico. Fa parte del processo creativo e di ricerca la scoperta e la valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, a partire dal recupero delle memorie delle comunità locali, con progetti di ricerca azione ai margini in senso geografico, economico, sociale ed antropologico Raccontateci il progetto vincitore del bando “Filmmaking etnografico. Formazione e memoria” è stato un progetto grazie al quale siamo riusciti a coinvolgere molte più persone di quelle che ci aspettavamo.  Come nasce la vostra idea e qual è l’obiettivo che intendete raggiungere? L’idea di Filmmaking etnografico. Formazione e memoria, nasce dall’esigenza di dare risposta ad una domanda crescente di formazione in ambito professionale nell’ambito del cinema documentario. Questa domanda di formazione proviene da settori molto diversi, sia dall’ambito professionale, abbiamo avuto richieste da giovani e meno giovani che volevano muovere i primi passi nel cinema documentario o migliorare le proprie competenze. Molte domande di partecipazione sono arrivate dall’ambito accademico italiano, soprattutto degli studenti di cinema, antropologia e scienze sociali che riconoscono nell’audiovisivo un utile strumento d’indagine, e sentono la necessità di aumentare le proprie competenze nell’ambito del cinema documentario. È un percorso che conosco bene, proprio come socio fondatore. Io stesso ho vissuto sulla mia pelle la mancanza di un’offerta formativa completa da parte dell’università. Sono laureato in antropologia ed ho sempre fatto notare all’accademia la carenza dell’offerta dal punto di vista pratico, il che rende debole anche l’offerta didattica dato che l’accademia resta isolata dal mondo del cinema documentario. Così dopo oltre 10 anni di attività lavorativa nell’ambito del cinema documentario, abbiamo voluto lavorare su un grande gap che abbiamo in Italia. Da anni ci poniamo come associazione ponte tra il mondo accademico e il mondo del cinema. Da anni tentiamo di portare contenuti di qualità nel mondo del cinema, contenuti frutto di ricerche scientifiche, che si avvalgono degli strumenti della ricerca etnografica. Lo facciamo però con una grande attenzione anche dal punto di vista cinematografico, ci concentriamo anche sulla formazione tecnica, da un punto di vista molto concreto. Il cinema è azione, è voglia di fare, è da qui che siamo partiti, dalla voglia di fare e fare bene, andando al di là delle dinamiche che sono proprie di molte scuole di cinema, molto spesso inaccessibili per molti dal punto di vista economico oppure non accessibili a chi non ha già un background propriamente cinematografico. La diversità dei profili che abbiamo selezionato è stata la forza del gruppo che ha realizzato l’elaborato finale, molto spesso si pensa al cinema come il fine e non il mezzo per affrontare, ricercare, elaborare e raccontare determinati contenuti. Noi siamo partiti dalla voglia di conoscere e coinvolgere ragazzi che avessero idee e passioni che andassero oltre il cinema, ma che riconoscevano nello strumento cinematografico un mezzo tramite cui condividere delle idee. In definitiva tutto è nato dall’idea di voler condividere buone (ed anche cattive) pratiche e saperi, al fine di iniziare a creare un network virtuoso, di nuovi professionisti, formati tecnicamente ma capaci di affrontare il lavoro con una visione forte. Come siete venuti a conoscenza dell’avviso pubblico di Vitamina G e come ha contribuito alla vostra crescita come associazione? Siamo venuti a conoscenza dell’avviso pubblico di Vitamina G attraverso la newsletter della Regione Lazio. Eravamo ancora in pieno periodo pandemico, in lockdown, ed avevamo già iniziato a promuovere delle lezioni online che avevano suscitato interesse sia dall’Italia che dall’estero. Vitamina G è stata l’occasione propizia per mettere in atto quello che avevamo pensato di mettere in atto da anni. Volevamo sì diffondere il nostro modo di lavorare, ma anche creare un network che ruotasse intorno all’idea di cinema documentario, con una forte vocazione per la ricerca etnografica. L’assegnazione del contributo è stato un modo per far conoscere ad un pubblico più ampio la nostra realtà, è stato un modo per iniziare a colmare quel gap che c’è tra le istituzioni accademiche e il mondo del cinema documentario. Per noi è stata l’occasione per intessere nuovi legami con associazioni, istituzioni e realtà territoriali più anziane di noi, è stato un modo per farci conoscere e conoscere nuove realtà. Abbiamo stabilito un’ottima partnership con Biblioteche di Roma, che ci ha messo a disposizione la spazio della Biblioteca Nelson Mandela, dove abbiamo realizzato la gran parte degli incontri in aula, abbiamo costruito una partnership con il MedFilm Festival, che ha dato l’opportunità ai nostri allievi di mostrare il lavoro finale in una sala cinematografica durante il festival cinematografico più antico della Capitale. Abbiamo intensificato il nostro rapporto con l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, un’istituzione a cui ci sentiamo affini per il tipo di sguardo impegnato che ha sulla realtà. Infine siamo diventati interlocutori di alcuni corsi di studio dell’Università Sapienza di Roma e Tor Vergata, è stato soddisfacente sapere che alcuni docenti riconoscessero dei CFU agli studenti che partecipavano al nostro corso. Questo network, la possibilità di avere un budget da dedicare alla comunicazione ha fatto si che la nostra realtà potesse sfruttare più mezzi per arrivare ai giovani in cerca di quello che noi proponiamo. Oggi siamo più consapevoli di come gestire una comunicazione efficace e come migliorare la prossima edizione del workshop.   Qual è stata la fase finale del vostro progetto? La fase finale del nostro progetto è stato il montaggio delle riprese svolte nei mesi scorsi. Un lavoro che ha portato via molto più tempo del previsto, dato che l’elaborazione dei dati della ricerca e le riprese affrontavano temi difficili e complessi, che hanno richiesto un’elaborazione e una discussione di gruppo approfondita. Questo è stato un ostacolo, che ha certamente rafforzato la consapevolezza degli allievi sulle difficoltà a cui si va incontro nella realizzazione dei documentari. Infine abbiamo organizzato la proiezione del cortometraggio documentari Āmarā.Appunti per un documentario etnografico, in occasione del MedFilm Festival. Un momento emozionante, in cui con gli allievi con le loro famiglie, i protagonisti della comunità di Tor Pignattara, abbiamo condiviso il risultato di mesi di intenso lavoro. I vostri tre motivi per i quali ragazze e ai ragazzi under35 dovrebbero partecipare a Vitamina G? Il primo motivo è che avere a disposizione un budget da cui partire per mettere in atto un’idea forte che si ha nel cassetto è un’esperienza bella e importante, con cui vale la pena confrontarsi per capire che oltre alle idee forti e al budget bisogna fare i conti anche con altre importanti variabili. Vitamina G dà la possibilità di mettersi alla prova su un progetto non troppo grande, ma il giusto per iniziare a capire come si gestisce un progetto.   Il secondo motivo è che se si vuole far crescere la propria associazione è importante misurarsi prima di tutto con il territorio di appartenenza, e avere un incentivo da parte della Regione per conoscere meglio il proprio territorio è un grande vantaggio. Il terzo motivo è che Vitamina G, è un bando pensato per i giovani anche dal punto di vista finanziario, il fatto di aver annullato la fidejussione rende il finanziamento accessibile anche a giovani che non hanno le spalle coperte. Non sono molti i bandi che permettono di fare questo, quindi è una motivazione in più per non lasciarsi sfuggire questa occasione.   Perchè i giovani ragazzi dovrebbero partecipare a progetti come il vostro?  Questa domanda andrebbe rivolta alle centinaia di giovani e meno giovani che hanno risposto alla nostra call per aderire al workshop. Le motivazioni erano molte, ma in comune tutti richiedenti che abbiamo incontrato ci hanno motivato la loro adesione perché il nostro progetto è l’unico in ambito regionale e nazionale capace di congiungere due mondi, soddisfacendo una richiesta formativa urgente. Ancor più l’esigenza di molti di inserirsi in un network o prendere contatti con professionisti del mondo del cinema. Un mondo ancora troppo esclusivo, in Italia, ma ancor più nella Capitale. Avere l’opportunità di costruirsi un network, anche per chi partisse da zero, è stata, è e sarà certamente una della ragioni che principalmente spingono i giovani a partecipare ad un progetto inclusivo come il nostro, che non discrimina nessuno per provenienza di classe sociale, di nazionalità, di background culturale.   Come sperate si sviluppi in futuro il vostro progetto? Nel breve termine stiamo già vedendo i primi risultati del workshop, siamo già riusciti a promuovere diversi ragazzi e ragazze in ambiti lavorativi, abbiamo condiviso la nostra rete di contatti e qualcuno ha già avviato diverse collaborazioni. Nel medio periodo speriamo di promuovere una seconda edizione del workshop, grazie al supporto della Regione Lazio ed altre istituzioni. Ci sono ancora ragazzi e ragazze che ci seguono dai colloqui dello scorso anno - che purtroppo non abbiamo potuto selezionare per garantire una buona gestione del corso – che sperano di riprovarci l’anno prossimo. Durante tutto l’anno ci sono arrivate continue richieste da parte di giovani e meno giovani di poter accedere al corso. Uno dei nostri obiettivi e mantenere questo corso accessibile dal punto di vista economico, così da garantirci una selezione di allievi in base alla convergenza di interessi e voglia di fare, piuttosto che alla disponibilità economica, che non è sinonimo di qualità. Nel lungo periodo stiamo lavorando con diverse istituzioni, con università, associazioni, fondazioni, società di produzione e distribuzione e vorremmo aprire un dialogo con la Regione per far si che questo progetto cresca nella direzione di un vero e proprio centro di formazione interdisciplinare, a cavallo tra ricerca scientifica e cinema documentario. Siamo convinti che il filmmaking etnografico rappresenti un nuovo modo di fare cinema, i risultati ottenuti ci dicono che questo modo di lavorare, oltre ad essere fortemente coltivato dai giovani - sia professionisti che futuri professionisti – è anche foriero di eccellenti risultati in termini qualitativi. Non a caso i progetti in cui siamo coninvolti come professionisti stanno ottenendo grandi risultati e attenzioni anche nell’ambito dei mercati del cinema internazionali.
                        • Il Progetto

                          Chi siete e di cosa vi occupate?  La piattaforma Iustrike nasce dal lavoro dell’Associazione Giovanile Iusmart Hub e con la collaborazione di diversi partner e collaboratori. Il nostro board è composto da (i) Matteo Falcolini e Andrea Fabrizi, ideatori e responsabili del progetto a 360°; (ii) Federica Montisanti, Project Manager, e Valerio Falcolini, creative director, CTO e Design Manager di Iustrike. Attorno al gruppo di lavoro iniziale si è sviluppato un team redazionale composto in maggioranza da avvocate e avvocati con competenze verticali nelle 3 aree di interesse della piattaforma (Musica, Arte e Impresa Digital), per un totale di 8 risorse (Francesca Di Lazzaro, Fiorella Caputi, Francesca Guerriero, Maria Di Gravio, Alessandro Filipponi, Andrea Fabrizi e Matteo Falcolini). Completa il team la nostra Marta Vannelli (aka Sbranding) per la Digital Marketing Strategy. Inoltre, il progetto ha avuto vari partner, tra cui Enzima S.r.l. per lo sviluppo e la realizzazione della piattaforma, Consulting 34 per l’assistenza in materia contabile e fiscale. Infine,numerose altre risorse hanno contribuito a vario titolo allo sviluppo e alla nascita del progetto, ad esempio Ala/34 e Millenari Records che ci hanno supportato nell’organizzazione dell’evento di lancio.  Raccontateci il vostro progetto vincitore del bando Vitamina G Iustrike nasce con l’obiettivo di costruire consapevolezza, tra i giovani creativi, dei principi giuridici essenziali per strutturare la propria attività e renderla un vero lavoro. Si tratta di una piattaforma che, attraverso un percorso di domande, conduce il creativo o il giovane imprenditore a una serie di contenuti di orientamento, utili alla migliore comprensione e allo sviluppo in sicurezza della propria attività creativa o d’impresa. Il progetto si è sviluppato per 12 mesi e si è diviso tra l’attività del team redazionale (circa 300 contenuti di orientamento elaborati), la gestione delle attività di comunicazione social e le fasi di sviluppo e implementazione della piattaforma. Un percorso avvincente e ricco di sfide che ha visto collaborare risorse con competenze tra loro differenziate ma integrate in nome di un obiettivo comune: realizzare uno strumento semplice, accessibile e gratuito a sostegno dei creativi!  Come nasce la vostra idea e qual è l’obiettivo che intendete raggiungere?  L’idea nasce da una riflessione di fondo: il linguaggio giuridico è distante dagli operatori del settore creativo ed è troppo complesso per gli artisti e i giovani imprenditori digitali. Iustrike mira a fornire contenuti di orientamento giuridico che mettano in condizione tutti gli operatori della filiera culturale e innovativa - specialmente i più giovani - di operare con maggiore consapevolezza, sedendo ai tavoli che contano in una posizione di maggior forza  grazie alle nozioni fondamentali per la monetizzazione del proprio talento e la realizzazione del proprio progetto. Come siete venuti a conoscenza dell’avviso pubblico di Vitamina G e come ha contribuito alla vostra crescita come associazione? Confrontandoci con altri giovani che stavano realizzando progetti simili, abbiamo appreso dell’esistenza di Vitamina Gi. Il Bando ha permesso alla nostra idea -che in quel periodo prendeva forma nelle sessioni di confronto tra di noi (ndr Andrea e Matteo) – di diventare un vero progetto e di iniziare a realizzarsi in modo concreto. Si è trattato della spinta necessaria per “partire” e iniziare a costruire un progetto solido e, speriamo, duraturo.  Qual è stata la fase finale del vostro progetto?  La fase finale è, a ben vedere, ancora in atto. Infatti, entro il 30 novembre presenteremo il terzo ramo della piattaforma: quello dedicato all’impresa innovativa e digitale. Tuttavia, i mesi di settembre ed ottobre sono stati senza dubbio i più intensi. La preparazione dell’evento di lancio, tenutosi il 12 novembre presso Ala/34, la finalizzazione e l’impaginazione dei circa 160 contenuti attualmente presenti nei primi due rami (musica e arte), il fissaggio e la definizione della struttura e delle componenti grafiche della piattaforma e, non ultimo, lo straordinario lavoro sulla pagina Instagram (ad oggi in costante crescita) per promuovere il progetto e l’evento di lancio, ci hanno impegnato costantemente: il lavoro di squadra e le qualità del gruppo di lavoro ci hano consentito di reggere! I vostri tre motivi per i quali ragazze e ai ragazzi under35 dovrebbero partecipare a Vitamina G? Spesso ci si lamenta dell’assenza di possibilità di sviluppo e crescita dei progetti giovanili. Con la massima sincerità, per noi Vitamina G è stato fondamentale. Senza questo contributo, reperire le risorse per avviare Iustrike sarebbe stato ben più difficile. Quindi, secondo Noi i giovani dovrebbero partecipare a Vitamina G perché: 1) è un contributo concreto e quantificabile, se investito nel modo corretto può produrre effetti virtuosi e aprire scenari prima impensabili. Diciamo che aiuta a sognare; 2) è un’occasione per divenire cittadinanza attiva, per contribuire al miglioramento - anche impercettibile - della comunità in cui viviamo; 3) è un’esperienza unica, dove si impara l’importanza del team, del lavoro in gruppo, della solidarietà attiva, della bellezza di porsi degli obiettivi e di raggiungerli insieme. Noi speriamo che questo sia solo l’inizio. Ci teniamo, infatti, a far sì che non si tratti di un’esperienza isolata, ma di un percorso di crescita che possa durare negli anni e offrire opportunità a noi, ai nostri collaboratori e a chi deciderà di entrare a far parte della community di Iustrike. Perché i giovani ragazzi dovrebbero partecipare a progetti come il vostro?  Iustrike ha, nella nostra visione, le caratteristiche fondamentali per coinvolgere i più giovani. Semplifica, si avvale di strumenti innovativi, dialoga con il nuovo ecosistema digitale. Crediamo che le nuove generazioni abbiano una marcia in più su vari fronti, il mondo si è evoluto e le possibilità di accedere alle informazioni sono aumentate. La cultura, nella nostra idea, può beneficiare di questa mole incredibile di contenuti e informazioni. Contestualmente, muoversi nel nuovo universo del web e dei media innovativi presenta sfide prima sconosciute che richiedono gli strumenti giusti. Grazie a Iustrike, ci auguriamo che i più giovani riescano a strutturarsi in modo professionale sin dal principio della propria attività. Noi li aspettiamo e saremo a disposizione per supportarli attivamente, anche attraverso eventi in presenza e momenti di network. Miriamo a costruire qualcosa di più di una semplice piattaforma, siamo convinti che Roma e la nostra Regione abbiano un grosso potenziale, a volte inespresso, talvolta figlio di una mentalità “chiusa” e rinunciataria. Vitamina G, e gli altri programmi di Generazione Giovani, sono un ottimo esempio di come si deve invertire questa tendenza. Se tutto gli attori opereranno in sinergia  per “unire le forze”, Roma potrà recuperare tutta la sua importanza nella filiera culturale giovanile e innovativa e, chi può dirlo, magari trasferirsi a Milano, per i più giovani e creativi, non sarà una scelta obbligata :-) Come sperate si sviluppi in futuro il vostro progetto? Abbiamo i piedi ben saldi a terra. C’è tantissimo lavoro da fare. La piattaforma è online da pochi giorni e stiamo già ragionando sulle possibili integrazioni, raccogliendo i primi feedback e cercando di alzare l’asticella per prepararci ai prossimi step di crescita. Ci piacerebbe evolvere dal punto di vista tecnologico la piattaforma e portarla alla dimensione di una vera App interattiva (e chissà, magari anche attraverso l’implementazione di un software proprietario..)consentire agli utenti di interagire tra loro e trasformare Iustrike in un’esperienza ancora più innovativa, interoperabile e creative friendly,  accrescendone l’utilità pratica per tutti i creativi. Sotto il profilo umano e culturale, invece, immaginiamo Iustrike come un progetto in grado di aggregare gli operatori del settore e metterli in condizione di alimentare sinergie virtuose, di connettersi con i vari player del settore (collecting, operatori del settore, associazioni di categoria). Potendo immaginare un futuro, la speranza è che, dopodomani, qualsiasi giovane creativo che opera nella filiera culturale nella Regione e in Italia possa fare riferimento a Iustrike come un punto fermo della propria attività: insomma, ci piacerebbe trasformare questo inizio in una storia lunga, duratura e concreta. Matteo Falcolini e Andrea Fabrizi Co-Founder di Iustrike.it
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                              Chi siete e di cosa vi occupate? Nuove Energie per il Domani è una associazione giovanile no profit nata nel 2021 con il fine di realizzare progetti di elevato interesse sociale in merito alla promozione delle energie rinnovabili, dell’uso razionale dell’energia e del contrasto al cambiamento climatico. In particolare, l’associazione si prefigge di incoraggiare e convogliare le iniziative delle nuove generazioni rivolte allo sviluppo sostenibile e alla transizione energetica, promuovendo la diffusione della cultura e la nascita di nuove idee. Raccontateci il progetto vincitore del bando Il nostro progetto riguarda lo studio di fattibilità di una turbina eolica ad asse verticale brevettata per la generazione distribuita di energia elettrica rinnovabile, ed è volto allo sviluppo di questa tecnologia innovativa e sostenibile al fine di rispondere ai bisogni della società di avere degli strumenti di accessibili di lotta al cambiamento climatico e contrasto alla povertà energetica.  Come nasce la vostra idea e qual è l’obiettivo che intendete raggiungere? L’idea nasce dalla necessità di individuare una soluzione innovativa per estrarre energia dal vento in modo economico ed efficiente. L’obiettivo del nostro progetto di ricerca è la definizione della migliore configurazione per la generazione di energia rinnovabile attraverso la turbina eolica in oggetto. Il potenziale impatto sulla comunità è legato all’introduzione di una tecnologia che possa rendere applicabili modelli di consumo e produzione di energia sostenibili ed equi per tutti i cittadini. Come siete venuti a conoscenza dell’avviso pubblico di Vitamina G e come ha contribuito alla vostra crescita come associazione? Siamo venuti a conoscenza dell’avviso pubblico di Vitamina G tramite i canali social di Lazio Innova e della Regione Lazio. Vitamina G è stato il vero e proprio motore della nostra attività e lo strumento tramite cui mettere concretamente a terra le nostre idee di sostenibilità. Qual è stata la fase finale del vostro progetto? La fase finale dell’attività prevede la definizione della configurazione di turbina eolica ad asse verticale che possa permettere il miglior impatto in termini di riduzione delle emissioni di gas climalteranti e al tempo stesso costituire una soluzione accessibile a tutti. I vostri tre motivi per i quali ragazze e ai ragazzi under35 dovrebbero partecipare a Vitamina G?
                              • Vivere in una Regione come il Lazio, attivissima nei confronti delle nuove generazioni, costituisce un’opportunità per ragazze e ragazzi che hanno “semplicemente” bisogno di qualcuno che creda e dia supporto alla realizzazione delle idee innovative (cosa non affatto scontata ai giorni d’oggi).
                              • Essere parte attiva dello sviluppo sostenibile della nostra Regione, portando avanti progetti che possano contribuire alla creazione di valore sociale ed ambientale per tutti.
                              • Vitamina G ti permette di entrare a contatto con altre realtà giovani e dinamiche nella Regione, creando un network di Associazioni che condividono la volontà di creare una società più equa e sostenibile.
                              Perchè i giovani ragazzi dovrebbero partecipare a progetti come il vostro?  Il motivo principale per cui partecipare a progetti dall’elevato impatto ambientale come il nostro è quello di dare il proprio contributo in uno dei temi più attuali della nostra contemporaneità, la lotta al cambiamento climatico. La nostra Associazione è e sarà sempre aperta a giovani ragazze e ragazzi che credono sia necessario compiere azioni fattive sin da subito. Come sperate si sviluppi in futuro il vostro progetto? Il supporto della Regione Lazio ci ha permesso di mettere le fondamenta al nostro visionario progetto. Per il domani prevediamo di continuare nella ricerca e nell’ingegnerizzazione del prodotto al fine di poter realizzare una soluzione tecnologica che permetta a tutti di poter diventare produttori di energia sostenibile.
                                • Il Progetto

                                  Claire Audrin, all’anagrafe Chiara Rigoli, è una giovane cantautrice romana ma con l’anima “British”, con una grande esperienza alle spalle da musicista, autrice e videomaker. Dove nasce il tuo amore per la musica? Ho iniziato a suonare e cantare da quando ero molto piccola. I miei genitori mi regalarono una piccola tastiera, avevo 6 anni. Mi divertivo a riprodurre ad orecchio le canzoni famose, ma ero molto timida e suonavo sempre da sola nella mia stanza. Alle medie ho frequentato la sezione musicale e ho iniziato a studiare pianoforte e a 14 anni ho scritto la mia prima canzone, dedicata ad un ragazzo e ho capito che la musica era un potente mezzo di sfogo. Da allora non ho mai smesso di scrivere. LAZIOSound è un format pensato dalla Regione Lazio, con il sostegno del Dipartimento per le Politiche Giovanili, per dare uniniezione di energia e novità al panorama musicale regionale e nazionale. Come ne sei venuta a conoscenza e quale è stato il tuo percorso in LAZIOSound? Sono venuta a conoscenza di LAZIOSound tramite passaparola e mi sono iscritta quasi per gioco. La vittoria è stata davvero una sorpresa inaspettata, mi ha dato la possibilità di esibirmi live dopo due anni di pandemia ed è stato davvero bellissimo. Hai partecipato al Campus di LAZIOSound, puoi raccontarci qualcosa in merito a questa esperienza? Il campus di LAZIOSound consisteva in più giornate di workshop molto interessanti sulla musica e tutto quello che c’è dietro, dalla scrittura di un brano alla sua promozione. Le giornate erano ben organizzate, tra workshop e jam session con gli altri ragazzi di LAZIOSound. E' stato un modo per conoscere nuove persone e progetti artistici interessanti di generi diversi. Ogni sera poi c’era un concerto al Castello di Santa Severa che potevamo ascoltare e in una delle serate ho avuto anche l’occasione di aprire il concerto di Fulminacci. I tuoi tre motivi per i quali dei giovani artisti dovrebbero partecipare a LAZIOSound, intraprendendo così questa esperienza musicale. Consiglio questa esperienza perché è un’occasione per farsi conoscere dagli addetti ai lavori, a prescindere dalla vittoria è un’esperienza formativa e ti da la possibilità  di conoscere tanti artisti diversi. Credo comunque sia importante mettersi in gioco e uscire dalla propria zona di comfort e fare più cose possibili per moltiplicare le occasioni di farsi vedere e magari notare da qualcuno. Quali saranno i tuoi prossimi impegni lavorativi? Dove potremmo seguirti? A Giugno è uscito il mio secondo disco “Hybrido”, finanziato da LAZIOSound. Ora lo sto promuovendo live e il brano del disco “You” è stato da poco sincronizzato sul film “Questa notte parlami dell’Africa” in uscita il 27 Ottobre al cinema. Ultimamente sto scrivendo tante cose nuove, sono in una fase creativa e spero di far uscire prestissimo nuovi brani. Potete seguirmi su tutti i social Instagram, Facebook e Youtube dove pubblico sempre aggiornamenti su date e nuove uscite.
                                    • Il Progetto

                                      Chi siete e di cosa vi occupate? L’Associazione giovanile Laboratorio11 è costituita da giovani ricercatori e studenti appassionati ed immersi nel mondo della Scienza, curiosi ed ispirati dall’Arte e dal Design. Tra i membri fondatori dell’Associazione ci sono Davide Marzi, ricercatore in Biologia Molecolare afferente alla Sapienza Università di Roma, Marta Marzullo, ricercatrice in Genetica afferente al Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Carmen Rotondi, studentessa del corso di Dottorato in Pianificazione, Design e Tecnologia dell’Architettura della Sapienza Università di Roma. Inoltre, l’Associazione beneficia del coinvolgimento e della partecipazione di studenti, ricercatori e professionisti attivi in diversi settori. Laboratorio11 nasce come gruppo informale di divulgazione scientifica nel 2018, presso i laboratori del Dipartimento di BBCD della Sapienza Università di Roma (http://bbcd.bio.uniroma1.it/bbcd/), grazie al desiderio di alcuni studenti e studentesse di condividere le esperienze vissute in laboratorio e le conoscenze acquisite. Sostenuto dal Dipartimento e dal corso di Dottorato in Genetica e Biologia Molecolare della Sapienza, il gruppo ha realizzato negli anni diversi eventi di disseminazione scientifica, maturando competenze organizzative e divulgative in questo ambito.   Raccontateci il progetto Molecole, di cosa si tratta Molecole è un progetto di divulgazione scientifica innovativo che ha lo scopo di ridurre la distanza tra Scienza e pubblico non specializzato. Attraverso Molecole vogliamo rendere più accessibili le nozioni scientifiche, presentandole in maniera informale e coinvolgente, permettendo ai partecipanti di maturare una formazione scientifica di base. Con la recente pandemia da SARS-CoV-2 ed alla luce della disinformazione emersa, pensiamo sia necessario stimolare lo sviluppo di una capacità critica nei confronti delle informazioni che vengono proposte dai media; difatti il nostro scopo è anche quello di fornire i mezzi per una corretta interpretazione di tali informazioni. Molecole ci permette di raccontare la realtà celata dietro le mura dei laboratori di ricerca, di mostrare una panoramica delle attività svolte dai ricercatori, dei meccanismi molecolari e cellulari alla base della vita, stimolando lo sviluppo di una coscienza scientifica nei partecipanti. Grazie al progetto Molecole abbiamo gettato le fondamenta per la costruzione di un network (on-line e off-line) di persone sensibili a tematiche scientifiche ed abbiamo avuto l’opportunità di organizzare una serie di seminari e workshop in cui sono state presentate nuove figure professionali e sbocchi lavorativi emergenti del settore scientifico, in linea con i cambiamenti in atto nel mercato del lavoro e fondamentali per la formazione di studenti e studentesse. In fine, abbiamo progettato e allestito una mostra fotografica a carattere scientifico articolata in un coinvolgente percorso immersivo. Per conseguire una divulgazione più efficiente ed accessibile, abbiamo deciso di reinterpretare la Scienza come Arte, sfruttando gli strumenti forniti dalle Biotecnologie e dal Design per rendere più accattivanti le nozioni proposte, permettendo di vedere da vicino i risultati della ricerca. La mostra fotografica ha valorizzato le immagini ottenute durante gli esperimenti scientifici, esposte all’interno di un ambiente informale in cui la convivialità ed il confronto sono state alimentate anche dalle installazioni interattive, dalla selezione musicale e dagli artisti che si sono esibiti. Allo stesso tempo, questo progetto ha permesso di creare dei momenti di scambio tra professionisti e non-esperti, offrendo la possibilità di interagire con chi pratica quotidianamente discipline scientifiche. Questi momenti di scambio hanno stimolato anche l’incontro tra ricercatori, sempre più distanti e specializzati in tematiche di nicchia, favorendo il confronto tra persone attive in settori differenti. Come nasce la vostra idea e qual è l’obiettivo che intendete raggiungere? L’idea del progetto nasce dalla voglia di condividere conoscenze e competenze maturate durante gli anni di studio e di lavoro all’interno dei laboratori di Biologia. Ai fini scientifici, per la preparazione dei manoscritti, vengono selezionate delle immagini rappresentative del lavoro svolto, ma la maggior parte delle immagini acquisite durante gli esperimenti rimangono inutilizzate e sepolte all’interno di hard disk o sistemi di archiviazione. Inizialmente la nostra idea era quella di valorizzare il lavoro svolto e le immagini ottenute, impiegandole per organizzare eventi divulgazione. In seguito ci siamo resi conto della necessità latente di un confronto tra ricercatori e professionisti di diversi settori, quindi l’esposizione delle immagini è divenuto il pretesto per creare aggregazione ed un network basato su una comunità scientifica trasversale. Grazie alla modalità informale con cui abbiamo proposto i seminari e la mostra fotografica, questi appuntamenti hanno avuto un successo inaspettato coinvolgendo un grande numero di partecipanti. Attraverso gli eventi che proponiamo vogliamo ridurre la distanza che intercorre tra ricerca scientifica e non esperti, permettendo di acquisire quelle nozioni di base che al giorno d’oggi, ribadiamo, risultano indispensabili per una corretta interpretazione delle informazioni ricevute dai media. Inoltre vogliamo stimolare il confronto tra ricercatori, promuovendo lo sviluppo di collaborazioni e percorsi interdisciplinari. Come siete venuti a conoscenza dell’avviso pubblico di Vitamina e come ha contribuito alla vostra crescita come associazione? Una delle attività dei ricercatori è la ricerca di fondi per realizzare progetti. In questo ambito, la Regione Lazio è molto attiva promuovendo diversi bandi a sostegno della ricerca, quindi capita spesso di controllare le nuove proposte sul sito istituzionale, dove abbiamo appreso del bando VitaminaG. Inoltre diversi amici e colleghi ci hanno suggerito di partecipare al bando, sebbene fossimo un gruppo informale, riconoscendo la potenzialità del progetto Laboratorio11. Partecipando al bando abbiamo avuto modo di impegnarci nella stesura della nostra proposta progettuale, esercizio per niente semplice, che ci ha permesso di mettere a fuoco le nostre idee ed i nostri obiettivi. Quando abbiamo saputo di essere tra i gruppi ammessi al finanziamento eravamo increduli. Per realizzare il progetto abbiamo dovuto costituire l’associazione ed ancora una volta, questo ci ha permesso di concretizzare le nostre idee ufficializzando il gruppo e l’impegno speso per le attività svolte. Grazie a VitaminaG abbiamo avuto l’occasione di mettere alla prova le nostre idee e le nostre capacità, aprendoci la strada a nuove opportunità. Qual è stata la fase finale del vostro progetto? Il progetto Molecole si è sviluppato in diverse fasi. Inizialmente abbiamo rafforzato le attività sui canali social dell’Associazione per far crescere il network attorno alle nostre attività. In seguito abbiamo organizzato una serie di seminari in cui sono state presentate diverse carriere, ponendo l’attenzione sulle professioni emergenti nel mondo della Scienza, del Design e della divulgazione scientifica. La fase finale del progetto ha incluso l’organizzazione di una mostra fotografica a carattere scientifico, in cui sono state esposte immagini ottenute in laboratorio durante diversi esperimenti e prodotte da vari ricercatori, studenti e professori. Oltre alle immagini, sono state esposte delle installazioni interattive e stampe 3D realizzate utilizzando PLA, una plastica di origine naturale, ecosostenibile e biodegradabile, grazie alla collaborazione con studenti di Design. La mostra fotografica si è svolta come percorso immersivo, in cui i partecipanti sono stati avvolti dalle immagini e dai video proposti. Le didascalie di ogni immagine sono state elaborate per permettere la comprensione anche ai non esperti, aiutati e coinvolti anche dagli studenti impegnati nei tour informali dell’esibizione. La partecipazione di musicisti e DJs sensibili a tematiche scientifiche ha reso l’evento effervescente, stimolando il connubio tra diverse realtà e valorizzando la mostra stessa. I vostri tre motivi per i quali ragazze e ai ragazzi under35 dovrebbero partecipare a Vitamina G? VitaminaG ci ha dato la possibilità di realizzare un progetto che avevamo in cantiere da anni. Inoltre, ci ha dato la spinta necessaria a costituire ufficialmente l’Associazione giovanile Laboratorio11, permettendoci di affrontare tra le altre, tematiche relative alla gestione dei finanziamenti. Conseguentemente, i tre motivi sono: 1) possibilità di realizzare un progetto personale o di gruppo; 2) affrontare dinamiche economico/gestionali relativi a finanziamenti e associazioni; 3) possibilità di conoscere e costituire un network di persone attive in diversi settori. Potendo aggiungerne un 4, Vitamina G è un bando a supporto e sostegno degli under 35 che ha dato, e continua a dare, la possibilità ai giovani di crescere e sviluppare le loro idee. Perchè i giovani ragazzi dovrebbero partecipare a progetti come il vostro? Il nostro intento è quello di rendere la Scienza più accessibile, presentandola in maniera esaustiva ma informale. Quello che presentiamo è un mondo ai più sconosciuto, che spesso rimane di difficile comprensione anche a chi si appresta ad intraprendere una carriera scientifica. Il nostro evento vuole dare i mezzi per capire il mondo della ricerca, per poter avere la possibilità di scegliere in maniera consapevole. Inoltre, il coinvolgimento di diverse realtà socio-culturali proposto dal nostro progetto porta inevitabilmente ad un valore aggiunto nel background dei partecipanti, offrendo la possibilità di creare nuove collaborazioni e amicizie. Come sperate si sviluppi in futuro il vostro progetto? La nostra speranza è di proseguire con eventi di divulgazione scientifica, in cui la Scienza viene presentata in maniera accessibile, informale e coinvolgente. In futuro, sarebbe fantastico poter coinvolgere un numero maggiore di professionisti da varie realtà nell’organizzazione degli eventi, per presentare in maniera sempre più esaustiva la ricerca e le innovazioni scientifiche, utilizzando mezzi sempre nuovi e di impatto. Inoltre speriamo che le istituzioni continuino a credere ed ad investire sui giovani, dando la possibilità a noi, ed ad altri di portare avanti progetti di questo tipo.
                                        • Il Progetto

                                          Chi siete (o chi sei) e di cosa vi occupate? Come Associazione Giovanile Storia Futura ci occupiamo di valorizzare la partecipazione giovanile favorendo e realizzando progetti creativi, culturali e di promozione della memoria collettiva. Raccontateci il progetto Generazioni Resistenti, di cosa si tratta Il progetto Generazioni Resistenti vuole diffondere alle studentesse, agli studenti e a tutta la cittadinanza la conoscenza dei fatti storici legati alla Resistenza romana, per trasmetterne i valori fondanti, primi fra tutti quelli della libertà e della democrazia. Come nasce la vostra idea e qual è l’obiettivo che intendete raggiungere? L’idea nasce dalla collaborazione con l’ANPI Provinciale di Roma, nostro soggetto sostenitore, e punta a realizzare una serie di strumenti fisici e digitali da mettere a disposizione delle nuove generazioni per approfondire i temi della Resistenza romana. Come siete venuti a conoscenza dell’avviso pubblico di Vitamina e come ha contribuito alla vostra crescita come associazione? L’opportunità data dall’avviso pubblico Vitamina G, che abbiamo intercettato attraverso i canali social della Regione Lazio, è diventata la spinta per fondare e promuovere le attività della nostra associazione. Qual è stata la fase finale del vostro progetto? La fase finale del nostro progetto consiste nel distribuire degli opuscoli tematici, nell’allestimento della mostra sulla Resistenza romana e nella diffusione dello strumento dell’atlante digitale all’interno delle scuole e delle università. I vostri tre motivi per i quali ragazze e ai ragazzi under35 dovrebbero partecipare a Vitamina G? Vitamina G offre l’opportunità alle nuove generazioni di rendere concreti i propri progetti non ancora realizzati attraverso la formazione, la fiducia e l’aiuto economico. Perchè i giovani ragazzi dovrebbero partecipare a progetti come il vostro?  Innanzitutto per approfondire alcuni dei temi che sono alla base nostra storia repubblicana, misurando inoltre come sia possibile trasmetterli oggi attraverso nuovi linguaggi e nuovi metodi alle giovani generazioni. E, accanto a questo, riscoprire un po’ più da vicino i luoghi che tutti i giorni percorriamo abitualmente con occhi nuovi. Come sperate si sviluppi in futuro il vostro progetto? Ci aspettiamo di continuare a diffondere la conoscenza del progetto nei luoghi della conoscenza, ma soprattutto contiamo di ampliare l’atlante digitale sul sito www.generazioniresistenti.it con nuovi riferimenti a luoghi e fatti della Resistenza romana, anche attraverso la segnalazione delle utenti e degli utenti.