• Il Progetto

      Giulia, dicci chi sei e cosa fai.

      Io sono Giulia e ho 32 anni. Sono cresciuta a Viterbo ma le mie radici sono per metà pugliesi. Mi sono trasferita a Roma a 19 anni per poter frequentare l’Università e iscrivermi a un’Accademia di teatro. Ad oggi, sono un’attrice e regista teatrale. Sono anche un’appassionata di poesia e di scrittura, infatti ho pubblicato una mia raccolta di poesie grazie a un premio vinto. Pratico meditazione e studio Buddismo, altro mio grande interesse. Sono una persona che cerca costantemente di nutrire e utilizzare la creatività in ogni aspetto della vita e cerca di aiutare le persone che le stanno accanto a fare lo stesso. Sviluppare immaginazione e creatività credo sia la chiave per crescere con una mente aperta e accogliente.

      Quando nascono in te l'interesse e la passione per il teatro?

      Sono sempre stata attratta dal magico mondo del Teatro. Quello che mi mancava, però, era il coraggio di iniziare a sperimentare questa splendida arte. Sono sempre stata una ragazzina introversa, che non amava mettersi in mostra, quindi, mi chiedevo come mai una come me potesse provare questa forte attrazione per il palcoscenico, che è l’ultimo luogo in cui nascondersi. Superata la paura e fatto questo salto, sono entrata a far parte del centro studi Acting di Lucilla Lupaioli, alla quale sono grata per avermi accolta con estrema cura e rispetto verso quello che, per mano, ho scoperto con lei essere il mio talento e il fuoco che continua a bruciare in me.

      Officina Pasolini, un Laboratorio di alta formazione artistica del teatro, della canzone e del multimediale della Regione Lazio, nonché Hub culturale di eventi su Roma, ti ha permesso di intraprendere un percorso dove far crescere il tuo talento e provare a fare del teatro la tua professione. Come hai scoperto questo mondo?

      Ho scoperto il mondo di Officina Pasolini attraverso internet. Officina Pasolini è arrivata in un momento cruciale della mia crescita personale: in quel periodo stavo per lasciare l’Italia per proseguire un’esperienza di qualche mese iniziata a Londra. Partivo un po’ delusa dalle tante difficoltà e poche soddisfazioni che stavo incontrando nel trasformare la mia passione in una professione. L’aver superato il provino a Officina Pasolini mi ha permesso di scoprire una realtà composta da professionisti del settore che mi hanno fatto entrare nel vivo del mestiere dell’attore, facendomi conoscere la bellezza e anche la fatica del fare teatro. Finalmente ho sperimentato cosa vuol dire mettere in piedi uno spettacolo, partendo da zero fino all’andata in scena e all’incontro con il pubblico: questo mi ha permesso di sentirmi autonoma e pronta per affrontare il mondo del teatro.

      Quanto è importante questo corso per te? Quanto, dunque, ti senti arricchita da questa esperienza? E svelaci un aneddoto!

      Questo corso è stato fondamentale per me sotto tutti i punti di vista. Mi ha permesso di arricchirmi grazie all’esperienza e alle proposte che gli insegnanti ci hanno generosamente offerto. Officina Pasolini è un vero e proprio laboratorio di arti, entrando si respira creatività ovunque. Inoltre, ho avuto la fortuna di essere scelta da uno degli insegnanti, il regista Giuseppe Marini, per uno spettacolo con il quale sono in tournée in tutta Italia da 4 anni. Un aneddoto che ricordo con emozione è stato quando, una mattina, durante le prove dello spettacolo finale con Massimo Venturiello, chiedo di poter andare in bagno. Esco dal teatro e, mentre mi trovavo nel corridoio, sento una voce meravigliosa e qualche nota di una chitarra acustica provenire dall’aula Living, dove eravamo soliti fare i break. Apro la porta per curiosare: Carmen Consoli accordava la chitarra e provava una delle sue canzoni. Mi siedo in un angolo per ascoltare tutta quella bellezza. Quel giorno, invece di andare in bagno, ho assistito a un piccolo concerto privato di Carmen Consoli per me.

        • Il Progetto

          Studentessa di Bioinformatica. Giulia, dicci chi sei e raccontaci qualcosa di te!

          Riassumendo, non sono altro che una donna appassionata di scienza e ricerca. Ho studiato biotecnologie tra l'Aquila e Teramo, per poi approfondire gli studi di Bioinformatica alla UCC, a Cork, e poi svolgere il progetto di tesi alla UCSD di San Diego. Questo progetto mi ha concesso di apprendere e approfondire un'interessante parte della bioinformatica, tanto da invogliarmi a investire il tempo libero informandomi su vari progetti di dottorato che riguardassero i cosiddetti "dati -omici". Sono giunta a Vienna, dunque, dove un favoloso team di ricercatori mi ha accolta all'Università BOKU, nel dipartimento di Biotecnologie, consentendomi di studiare a fondo il "magico" mondo della trascrittomica.

          Torno Subito è il programma di interventi che finanzia progetti presentati da giovani universitari, laureati, diplomati, ideato dall’Assessorato alla Formazione, Ricerca, Scuola, Università della Regione Lazio, con il fine di promuovere un piano di sviluppo di percorsi di formazione e di sperimentazione di esperienze in ambito lavorativo. Questo progetto che si sviluppa in due fasi, la prima fuori dalla regione (in Italia o in uno qualsiasi dei Paesi del Mondo) e la seconda da svolgere nel nostro territorio, in cosa ti ha arricchito e quanto è stato importante per la tua crescita personale e magari anche professionale?

          Torno Subito mi ha aiutata davvero molto nel permettermi di perseguire gli obiettivi che nel 2017 mi ero prefissata di raggiungere nel percorso accademico. Non avevo ancora idea che il solo trasferimento in Irlanda mi avrebbe inaspettatamente aperto ulteriori porte, dando il via a un susseguirsi di opportunità tanto stimolanti quanto impegnative. Ho lasciato l’Italia con l’intenzione di approfondire i concetti della Bioinformatica e di acquisire le basi di alcuni linguaggi di programmazione, ma la realtà è che sono tornata con molte più conquiste di quelle che mi ero prefissata: ho avuto modo di perfezionare sul campo una lingua nelle sue inflessioni folkloristiche e nei tecnicismi del campo scientifico, di relazionarmi con professori e scienziati di altri paesi, di altre specializzazioni. Sono riuscita a trovare il coraggio di osare, di chiedere a me stessa un po’ di più mettendo da parte le insicurezze che mi portavo dietro e andare oltre la mia zona di comfort. 

          Grazie a Torno Subito hai potuto approfondire i tuoi studi in Irlanda e successivamente, merito del tuo impegno, ti è stato offerto un dottorato presso l’Università BOKU di Vienna, dove la tua professionalità ha fatto sì che ti venisse chiesto di occuparti di alcuni aspetti inerenti l’emergenza Covid-19. Raccontaci di queste esperienze, inserendo qualche curiosità e aneddoto interessante.

          Il progetto ha coinvolto tantissimi gruppi di ricerca. Per quanto mi riguarda, per tutta la durata del progetto, ho avuto il permesso di lavorare a stretto contatto solo con una persona del mio team, un partner di ricerca straordinario. Svolgere in due qualcosa che avrebbe dovuto fare un team intero, in un ristretto arco temporale, ci ha messi a dura prova, sia fisicamente che emotivamente. Eppure abbiamo sempre trovato il modo di aiutarci vicendevolmente, avevamo dei piani di lavoro decisamente organizzati. Man mano che proseguivamo nel nostro progetto, abbiamo imparato moltissime cose. Il nostro compito è stato quello di ingegnerizzare alcune linee cellulari per la produzione su larga scala di antigeni utili ai test sierologici. È stato un percorso impegnativo e faticoso, ma abbiamo guadagnato tante soddisfazioni. A ogni traguardo che raggiungevamo avremmo tanto voluto abbracciarci… ma ovviamente non era possibile. Per sopperire a questo, prendevamo la sedia dove stava seduto l'altro e la scuotevamo tanto forte da farci cadere per terra! 

          I tuoi tre motivi per i quali dei giovani ragazzi dovrebbero intraprendere questo                percorso con Torno Subito.

          - Se saputa ben sfruttare, questa opportunità apre innumerevoli porte. È un passo fantastico e coraggioso.

          - Il team di Torno Subito è sempre pronto all'ascolto, all'aiuto, è composto da gente preparata, professionale e disponibile (un saluto particolare a Valentina, dell'ufficio Torno Subito di Rieti!). Il progetto ti mette nelle condizioni di realizzare un tuo sogno, quindi bisogna capire bene cosa chiedere e come strutturare il progetto che si ha intenzione di proporre.

          - Ma la cosa più importante, credo, è che un'esperienza del genere è capace di mettere in discussione le certezze con le quali ognuno di noi parte. Poi t'immergi in un'altra cultura, nel mondo di qualcun altro e comprendi che alla fine questa esperienza non riguarda solo te, ma anche le persone che hai incontrato e le cose che ti hanno insegnato.

            • Il Progetto

              Giovanni, parlaci un po' di te e di cosa fai nella vita.

              Ho 24 e vivo a Roma, attualmente studio all'università il corso magistrale di "Cooperazione Internazionale e Sviluppo", dopo essermi già laureato alla triennale allo stesso corso. Inoltre, lavoro come operatore nel centro d'accoglienza "San Saba" gestito dal Centro Astalli.

              Il Servizio Civile è un’occasione di crescita per i tutti i giovani fra i 18 e i 28 anni che scelgono volontariamente di dedicare un anno della loro vita a un’esperienza non solo civica e culturale, ma anche umana e professionale, all'insegna della responsabilità, della solidarietà, della partecipazione e della tutela dei diritti.
              Che cosa ti ha spinto a intraprendere questo percorso?

              Innanzitutto, ho scelto di fare il Servizio Civile per intraprendere un percorso parallelo allo studio universitario che mi permettesse di fare qualcosa di concreto e di avere un primo approccio con un mondo simile a quello lavorativo e professionale. La scelta è stata dettata, inoltre, dalla volontà di fare delle esperienze in un campo vicino ai miei interessi e al mio percorso di studi. Infatti, due anni fa, non appena vidi l'opportunità di svolgere il servizio nell'assistenza agli immigrati e dell'integrazione non ho avuto dubbi. È un ambito a cui mi sono voluto avvicinare per comprendere meglio determinate cose, e per mettermi a disposizione degli altri. Dunque, la scelta del servizio civile si fa anche per mettersi in gioco, per fare qualcosa per arricchirsi attraverso l'esperienza della solidarietà e della condivisione, per ampliare le proprie competenze dal punto di vista professionale e umano attraverso il rapporto con il prossimo.

              Nel dicembre 2018 hai svolto il Servizio Civile presso il centro di accoglienza Fondazione Il Faro, gestito dal Centro Astalli. Ti va di raccontarci qualcosa in merito a questa esperienza e a cosa ti ha lasciato da un punto di vista personale e professionale? Sei libero di arricchire il tutto con qualche simpatico aneddoto ovviamente.

              L'esperienza a Il Faro è stata sicuramente una grande opportunità di crescita. In particolare, mi ha permesso di capire qualcosa in più sulle realtà dei centri di accoglienza, il loro funzionamento, i problemi di chi ci vive dentro; in generale, mi ha dato una visione più approfondita riguardo alle diverse sfaccettature dell'integrazione e del complesso mondo dell'immigrazione. Mi ha permesso di confrontarmi con i vari disagi e con le necessità quotidiane dei beneficiari del progetto, di conoscere e capire le diverse culture e mi ha dato veramente l'opportunità di rendermi utile con chi più ne ha bisogno. Nello specifico, svolgevo attività di insegnante della lingua italiana, di accompagnatore nei servizi territoriali, e di attivatore di progetti di integrazione. Dal punto di vista professionale è stato particolarmente edificante: mi ha permesso di avere un primo approccio con il mondo lavorativo, di ampliare alcune competenze, come il lavoro di gruppo, e il bagaglio delle conoscenze grazie ai corsi di formazione svolti. Insomma, questa esperienza rappresenta una grande svolta, anche grazie al fatto che, finito il servizio civile, ho avuto l'opportunità di continuare a lavorare in questo contesto.

              Tre motivi per i quali dei giovani ragazzi come te dovrebbero intraprendere il percorso del Servizio Civile.

              Lo consiglio perché è veramente un'opportunità di crescita e maturazione, è un mettersi in gioco attraverso il confronto, la condivisione e l'impegno per gli altri.

              Fare il servizio civile vuol dire promuovere la cittadinanza attiva, tutelare i diritti di tutti, dare il proprio contributo dal punto di vista sociale e civile, ed è un modo per sentirsi utili.

              È un modo per avere un primo contatto con il mondo lavorativo, e per noi giovani in questo momento può essere un'occasione d'oro. Si accrescono le proprie competenze in un ambito che ciascuno sceglie personalmente. Può veramente rappresentare una svolta per il futuro.

                • Il Progetto

                  Rappresenti il Consiglio dei Giovani di Ceprano. Raccontaci qualcosa di voi!

                  È da anni che a Ceprano il Consiglio dei Giovani è ormai un’istituzione sacra per il paese. Molti ragazzi si mettono in gioco organizzando eventi e progetti che hanno l’unico scopo di far divertire e creare aggregazione tra i giovani del nostro paese.

                  Amo organizzare eventi e vedere i sorrisi sul viso dei ragazzi cepranesi e questo è il motivo principale per il quale ho deciso di intraprendere il mio percorso. Ho iniziato quando avevo 16 anni come consigliere, poi sono stato eletto vicepresidente e ora sono il Presidente del Consiglio dei Giovani, una grande soddisfazione che spero di portare avanti con successo!

                  I Consigli dei Giovani sono organismi di rappresentanza democratica di tutti i giovani residenti nel territorio di riferimento, con funzioni consultive di natura preventiva e obbligatoria su tutti gli atti amministrativi, varati dal Comune in questione, che riguardano i giovani. Puoi aiutarci a descrivere meglio la sua reale importanza, tramite anche dei progetti o delle battaglie che voi avete portato avanti o a termine con successo e convinzione?

                  Abbiamo vinto diverse battaglie durante gli anni, ma la cosa che mi è rimasta più impressa è che abbiamo dato modo a ragazzi più timidi e introversi di farsi spazio tra i diversi eventi e progetti portati avanti. Questa è stata una grande soddisfazione per noi.

                  Raccontaci come è stato rapportarsi con le istituzioni locali e, se ti viene in mente, qualche simpatica curiosità relativa a una vostra iniziativa.

                  Le istituzioni locali hanno cercato sempre di incoraggiarci e di darci una mano, rispettando i nostri interessi e le nostre modalità. Ci confrontiamo spesso con loro: ci aiutano nelle difficoltà burocratiche e ci consigliano cosa è giusto o sbagliato fare.

                  Una cosa simpatica è successa durante il carnevale 2020: non si trovava una persona per guidare un trattore che portasse un carro allegorico stile “pirata” e, dopo varie rinunce e disdette, il trattore l’ho portato io, con i vari carichi di responsabilità. Mi sono perso gran parte della festa ma per i giovani cepranesi si fa questo e altro!

                  I tuoi tre motivi per i quali dei giovani ragazzi dovrebbero portare avanti, nei propri comuni, il progetto dei Consigli dei Giovani. 

                  Ci sono svariati motivi per i quali una persona dovrebbe iniziare questo progetto:

                  1- prendere a cuore i giovani del proprio paese o città ti fa sentire vivo. Amare il proprio paese e far parte del consiglio dei giovani è vita!

                  2- poter esprimere e mettere in atto le proprie idee è qualcosa che ti rende orgoglioso e fiero di quello che sei. Siamo il futuro e dobbiamo renderlo il migliore possibile.

                  3- essere attivo nella politica del proprio paese può aiutarti a essere un uomo migliore nella vita, facendoti crescere mentalmente, confrontandoti con persone più grandi e con più esperienza che possono darti quel qualcosa in più che nella vita di tutti i giorni ti fa migliorare.

                    • Il Progetto

                      Diana parlaci un po’ di te. Dicci chi sei e cosa fai nella vita.

                      Ciao, sono Diana Martinescu, una ragazza italo-romena, nata in un paesino della Transilvania ma cresciuta alle porte di Roma. Da sempre sono interessata al mondo dell’economia e dell’innovazione, con l’obiettivo di lavorare in aziende nell’ambito del marketing e della comunicazione digitale.

                      Il mio percorso di studi è caratterizzato da una Laurea triennale in Economia e Gestione delle Imprese e una Laurea magistrale con lode in “Economics and Communication for Management and Innovation” alla Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

                      Dopo il conseguimento della Laurea triennale, ho deciso di fare un’esperienza all’estero per migliorare e potenziare la lingua inglese: l’esperienza nel Regno Unito mi ha arricchita tantissimo, soprattutto nella visione a 360 gradi della vita. Sono dell’opinione che imbattersi in un contesto nuovo e affrontare un’esperienza di questo tipo sia il miglior modo per responsabilizzarsi, accrescere il proprio bagaglio culturale e aprire la mente, con l’idea che il percorso formativo di una persona non debba avere limiti.

                      Ritengo inoltre di essere una persona umile, solare e sognatrice, ma allo stresso tempo attenta e costante verso gli obiettivi prefissati. Mi piace stare a contatto con le persone, ascoltando e scambiando reciprocamente consigli, aiuti e punti di vista.

                      Oggi sono una stagista in una società di consulenza in ambito innovativo e manageriale e spero presto di ricoprire posizioni di maggiore responsabilità.

                      Porta Futuro Lazio è il progetto della Regione Lazio, pubblico e gratuito, realizzato in collaborazione con gli Atenei, che offre a tutti l'opportunità di crescere professionalmente, attraverso servizi di orientamento e di formazione, per posizionarsi al meglio sul mercato del lavoro. Come ne sei venuta a conoscenza e cosa ti ha spinta ad intraprendere questo percorso?

                      Sono venuta a conoscenza di Porta Futuro Lazio tramite dei colleghi all’università che avevano svolto dei seminari nel campo economico e marketing. In quel periodo affrontavo una crisi universitaria e, non riuscendo a vedere il traguardo, l’idea di questi seminari ha suscitato in me la curiosità che mi ha spinto a volerne sapere di più. Perciò mi sono iscritta sul sito e, in seguito, al mio primo seminario. Al seminario, rivelatosi interessante e interattivo, la cosa che mi ha colpito è stato il numero di partecipanti che, essendo limitato, aiuta a svolgere l’attività in maniera più efficace. Il fatto di offrire servizi di orientamento e formazione gratuiti si è dimostrato un valore aggiunto, e non è scontato al giorno d’oggi. Nel mondo del lavoro sono richieste sempre più skill e acquisirle senza una base economica è difficile, se non impossibile.

                      Raccontaci le tue aspettative, le tue esperienze, cosa ti hanno lasciato da un punto di vista personale e quanto ha influito Porta Futuro Lazio nella tua crescita professionale. E se ti viene in mente, regalaci qualche simpatico aneddoto. 

                      Inizialmente le mie aspettative non erano altissime: non conoscevo i servizi e parto sempre con l’idea di andare cauta. Dopo il primo seminario, tuttavia, sono rimasta soddisfatta, tornando a casa con nozioni ed esperienze formative nuove. Quelle messe a disposizione da Porta Futuro Lazio sono innovative, utili, attuali ed è questo che mi ha spinto a svolgere diverse attività, seminari e corsi.
                      Nella mia esperienza ho svolto un seminario sul marketing, un mini corso di inglese, uno di Business English, molto utile nell’ampliare la mia conoscenza della lingua e, tra le altre cose, come strutturare il CV con l’attività di “Cv Check”. Ricordo, in particolare, la ragazza gentilissima e disponibile, nonostante fosse in dolce attesa, che mi ha aiutata a scrivere anche la lettera di presentazione da allegare al CV. Penso che tutto ciò mi abbia accresciuta sia a livello personale che professionale.
                      Un’altra bella esperienza che ho affrontato riguarda il corso SAP. Un giorno mi arriva una mail di Porta Futuro Lazio e, tra le diverse attività, c’era questo corso SAP. Presa dalla curiosità mi sono iscritta, riuscendo a partecipare nonostante il numero limitato. Iniziai questa sfida con tutte le difficoltà logistiche del caso, partendo da Tivoli fino a Civitavecchia, la sede del corso, ma vi assicuro che ne è valsa la pena per la preziosa opportunità ricevuta. Il corso è stato strutturato bene e nei minimi particolari: grazie alle tabelle con orari e giornate, avevamo a disposizione ognuno il proprio computer per poter mettere in pratica quanto recepito a lezione, con annesso anche qualche piccolo sfizio sempre gradito a noi studenti. Una delle cose maggiormente apprezzate sono le persone che conducevano il corso: condividevano con noi la loro conoscenza, pur non essendo professori ordinari ma consulenti che lavoravano su SAP.

                      Sono fermamente convinta che, se non avessi deciso di andare all’estero dopo la conclusione del mio primo percorso di studi, attraverso le competenze acquisite con il corso SAP avrei ottenuto diverse opportunità di lavoro.

                      Tre motivi per i quali dei giovani ragazzi come te, che si affacciano nel mondo del lavoro, dovrebbero partecipare al progetto di Porta Futuro Lazio.

                      - Porta Futuro Lazio è un team di giovani ragazzi che sanno metterti a tuo agio e aiutarti ad affrontare dubbi e perplessità sulla tua formazione;

                      - Fuori dai banchi di scuola o universitari, l’approccio con il mondo del lavoro non è semplice. Così, confrontarsi e chiedere informazioni a chi mette a disposizione servizi gratuiti sono dei grandi vantaggi;

                      - L’università, a volte, non fornisce tutte le competenze per approcciarsi alla singola professione: un corso di formazione può aiutarti a trovare nuove opportunità di lavoro, confacenti ai propri desideri e richieste.

                        • Il Progetto

                          Danilo, raccontaci chi sei e cosa fai.

                          Grazie per questa opportunità! Sin da bambino ho avuto la passione per tutto ciò che riguardasse la comunicazione visiva: disegnavo molto ed ero catturato da tutte le mostre visitate con mia madre.
                          Oggi mi occupo di fotografia sociale attraverso i miei progetti e le storie che scelgo di raccontare, di fotogiornalismo, di fotografia commerciale, di eventi. Grazie a queste esperienze è nato il progetto dell’agenzia creativa CMD Factory di cui sono co-fondatore.

                          Appassionato di fotografia. Una fotografia non comune, che sembra essere pervasa da un realismo magico. Raccontaci il tuo percorso personale e la tua crescita professionale dietro l’obiettivo.

                          La passione per la fotografia è un dono che ho ereditato dalla curiosità e dall’interesse di mio padre. Ho iniziato a fare foto sin da quando ero bambino con le sue Rolleiflex 6x6 e, negli anni, mi sono reso conto di quanto fosse diventato per me un importante strumento di comunicazione e interazione con tutto ciò che mi circonda. Da adolescente, per timidezza, non avrei mai pensato di poter arrivare un giorno a parlare delle persone ad altre persone. Mi piace pensare che la fotografia sia per sua natura sociale in quanto fatta da persone e destinata ad altre persone, perché il fruitore principale della fotografia è il soggetto, più importante del processo fotografico. La fotografia parla di realtà ma non la mostra, perché il mio punto di vista non sarà mai quello di un altro fotografo, e viceversa. Questa sua soggettività ci insegna quanto sia alquanto azzardato affermarne l’unica verità, ed è questo il valore aggiunto: ogni punto di vista ci può raccontare qualcosa di nuovo, arricchirci di nuove informazioni ed esperienze.
                          I primi passi nel mondo lavorativo li ho mossi sotto i palchi musicali di Roma, dove riuscivo a unire il mio essere chitarrista e fotografo. Questa esperienza mi ha insegnato sicuramente a gestire con rapidità lo spazio e la luce di una fotografia. Dopo gli studi alle Belle Arti di Roma, ho iniziato subito il mio percorso come libero professionista collaborando con associazioni, cooperative e realtà soprattutto in ambito sociale. Ho iniziato poi a tenere workshop, seminari e corsi di fotografia e oggi collaboro a stretto contatto con l’associazione Witness Journal.

                          La Regione Lazio vanta un importante bacino imprenditoriale nel settore delle industrie culturali e creative. E la Fotografia è senza dubbio un settore che ne fa parte. Per questo la Regione, con il progetto LazioCreativo è in prima linea per valorizzare le intelligenze e portarle all’attenzione del pubblico e del mercato nazionale e internazionale, per sostenere progetti e incentivare lo sviluppo di sinergie. In cosa e quanto questo progetto ti ha aiutato a concretizzare ancor di più il tuo sogno?

                          Penso che sia molto importante per una persona creativa portare avanti dei progetti di ricerca, non solo per se stessi ma anche per mostrare al proprio pubblico di riferimento delle nuove possibilità. Tutti i piccoli o grandi cambiamenti passano per la conoscenza e quindi mostrare, raccontare e far vedere nuove storie attraverso le immagini fotografiche è una grande opportunità e responsabilità. Proprio in quest’ottica, i riconoscimenti gratificanti sono un supporto importante per impegnarsi al meglio nel proprio lavoro.

                          Tre motivi per i quali dei giovani creativi, anche grazie al sostegno di LazioCreativo, dovrebbero coltivare la propria creatività, dando vita ai propri sogni. 

                          1. un riconoscimento è un incoraggiamento a proseguire nel proprio lavoro;

                          2. in un contesto che non incoraggia le professioni culturali è particolarmente importante per l'impatto sociale;

                          3. può essere l'occasione per far conoscere progetti di valore.

                            • Il Progetto

                              Daniele, dicci chi sei e cosa fai.

                              Ciao, è un piacere. Mi chiamo Daniele, ho 28 anni, una laurea magistrale in Economia e Management delle Imprese e una grande passione per la musica. Da pochissimo lavoro nel reparto logistico in una multinazionale nel settore energetico.

                              Dopo essermi laureato alla triennale, ho partecipato all'iniziativa della Regione Lazio ''Torno Subito''.

                              Avevo da poco creato un format di eventi a Roma (indiepanchine), e il master per cui mi ero candidato era sul ''Management degli eventi musicali e dei tour''… è stata una grande opportunità! Grazie al contributo ricevuto ho infatti potuto specializzarmi a Bologna, conoscere molti professionisti del settore e far diventare un lavoro quello che per me prima era soltanto un passatempo.

                              Ad oggi, siamo un team di 6 persone (Rocco, Virginia, Leonardo, Paolo e Dario) e ci occupiamo di promozione e produzione musicale a 360°.

                              Venerdì 14 e sabato 15 febbraio 2020 si è tenuto, presso la struttura de Il Castello di Santa Severa, un evento di Indie Contemporaneo, prodotto e organizzato da Indiepanchine che fa parte dell'Associazione culturale musicale PNC LAB in collaborazione con MarteLive.

                              Come e da dove nasce questa idea? E come siete venuti a conoscenza della possibilità di poterla organizzare nell’ambito dell’iniziativa Itinerario Giovani della Regione Lazio?


                              Nel 2018 ho avviato l'associazione culturale PNC Lab per poter avere quella solidità giuridica della quale aveva bisogno il mio team. Dopo un po' sono stato contattato da Peppe Casa di MarteLive, con la quale avevo già collaborato per altri eventi, per dirmi che c'era la possibilità di partecipare a questo bando della Regione Lazio. L'idea era fantastica: riunire una generazione di nuovi artisti della scena romana, un percorso di istruzione che poi andava a concludersi con l'esibizione degli stessi. E la location, beh, la più bella che si potesse desiderare! Così in poco tempo abbiamo scritto e presentato il progetto che poi, fortunatamente, è stato selezionato.

                              Due giornate piene di workshop, training per musicisti, concerti live allo scopo di creare networking tra giovani talenti e addetti ai lavori del settore, per quello che è un genere “nuovo” che comprende tutti quei cantanti che non sono associati a grosse case discografiche, le cosiddette “major”, e non sono stati lanciati da un talent show televisivo.

                              Come è andata l’iniziativa? E, se te ne ricordi uno, raccontaci qualche simpatico aneddoto.

                              In modo più specifico, l'evento era aperto a tutti, ma era senza dubbio indirizzato ai giovani musicisti. L'iniziativa di due giornate, era suddivisa in due macrofasi: di mattina si svolgevano workshop e lezioni da parte di professionisti del mondo della musica, come Daniele il Mafio (prod. Afterhous, Diodato, Daniele Silvestri, ...), Manuele Fusaroli (prod. Bugo, The Zen Circus), Tommaso Calamita (diritto d'autore); e nella seconda parte della giornata si svolgevano tutte le esibizioni degli artisti presenti.

                              Le giornate sono state irripetibili: la possibilità di poter suonare e dormire all'interno di un castello che si affaccia sul mare non è cosa da tutti i giorni, e i ragazzi hanno legato tantissimo e sono nate nuove collaborazioni artistiche.

                              A fine serata, quando l'evento era finito, siamo rimasti a cantare e suonare tutti insieme fino a tardi… è stato davvero emozionante!

                              I tuoi motivi per i quali dei giovani ragazzi dovrebbero partecipare a un progetto come il vostro, o magari provare a organizzarne uno loro stessi, nell’ambito dell’iniziativa Itinerario Giovani.

                              È una possibilità enorme, specialmente in un momento come questo in cui l'intero settore della cultura è in profonda crisi. Poter partecipare a un'iniziativa come Itinerario Giovani non ti permette soltanto di finanziare e rendere concreta quella che per te è soltanto un'idea, ma ti fornisce un'impalcatura utilissima per poter realizzare altri progetti simili.

                              Io consiglio vivamente a tutti i ragazzi che hanno questa passione di lanciarsi e provare: è un mezzo utile per fare network, creare contenuti e promuovere le proprie idee.

                                • Il Progetto

                                  Claudio, parlaci un po' di te e di cosa fai nella vita.

                                  Mi chiamo Claudio, ho 27 anni e attualmente svolgo il servizio civile all'Avi come assistente per ragazzi con disabilità. La sera, grazie all'esperienza maturata durante questo percorso, ho deciso di frequentare un corso per diventare OSS e spero un giorno di poter lavorare a tempo pieno nel terzo settore.

                                  Il Servizio Civile è un’occasione di crescita per tutti i giovani fra i 18 e i 28 anni che scelgono volontariamente di dedicare un anno della loro vita a un’esperienza non solo civica e culturale ma anche umana e professionale, all'insegna della responsabilità, della solidarietà, della partecipazione e della tutela dei diritti.
                                  Che cosa ti ha spinto a intraprendere questo percorso?

                                  Avevo già avuto contatto con il mondo del servizio civile tramite mia sorella, che mi ha aiutato a fare domanda, e diversi amici che avevano avuto esperienza diretta.

                                  Ma il vero motivo è stata un’esperienza lavorativa che ho avuto durante dei soggiorni estivi dove assistevo dei ragazzi con disabilità: mi ha spinto a iniziare questo percorso con il progetto dell'AVI - Agenzia Vita Indipendente e ora a pensarlo come progetto di vita.


                                  Attualmente stai svolgendo il Servizio Civile presso l'associazione Agenzia Vita Indipendente, consegnando le mascherine. Inoltre, durante il lockdown di qualche mese fa, ti sei messo a disposizione per fare delle passeggiate con i ragazzi diversamente abili. Ti va di raccontarci qualcosa in merito a questa esperienza e a cosa ti ha lasciato da un punto di vista personale? Sei libero di arricchire il tutto con qualche simpatico aneddoto, ovviamente.

                                  Attualmente svolgo il servizio civile come assistente per ragazzi con disabilità, accompagnandoli in qualsiasi tipo di attività che svolgono o semplicemente portandoli a prendere un gelato, a fare una passeggiata, e cercando di sostenerli in una quotidiana indipendenza.

                                  Durante il lockdown, abbiamo scelto insieme all'AVI di rimodulare il servizio per poter essere utili durante l’emergenza e, oltre al normale servizio di assistenza, consegnavamo mascherine a domicilio a tutti gli utenti che ne facevano richiesta. Per fare questo siamo stati affiancati da un autista per trasporto disabili: ci veniva a prendere e accompagnava durante le consegne, e poi ci riportava a casa. 

                                  Non stare fermo durante la quarantena mi ha fatto sentire utile. Poter aiutare, anche se in minima parte, per me è stato fondamentale.

                                  Tre motivi per i quali dei giovani ragazzi come te dovrebbero intraprendere il percorso del Servizio Civile. 

                                  Il primo motivo sicuramente è di crescita umana, poi anche lavorativa. Nel mio caso credo di aver avuto la possibilità di approfondire la conoscenza di un settore lavorativo a cui ero già interessato per poi maturarne la certezza. In generale, il SCN è un ottimo modo per inserirsi nel mondo del lavoro e una grande opportunità per rendere un servizio alla nostra comunità.

                                    • Il Progetto

                                      YouTuber e artista, vincitrice di LAZIOSound, con una passione per la musica che è visibile ad occhio nudo. Dove nasce tutto questo amore per la musica?

                                      L’amore per la musica nasce grazie alle ore passate davanti alla televisione, subito dopo la scuola. Da piccola ero una patita di Disney Channel, in particolare di Hannah Montana, di cui sapevo ogni episodio a memoria, tanto da mettere il muto con il telecomando per fare finta di doppiare io stessa le puntate. Da lì ho iniziato a imparare le canzoni e cercare i testi su internet, per poterne capire il significato. Piano piano mi sono avvicinata alla musica americana, di cui apprezzavo soprattutto i songwriter come Taylor Swift, e ho provato a scrivere io stessa le mie prime canzoni in inglese, la lingua in cui spesso sento di esprimermi meglio.

                                      LAZIOSound è un format pensato dalla Regione Lazio, con il sostegno del Dipartimento per le Politiche Giovanili, per dare un’iniezione di energia e novità al panorama musicale regionale e nazionale. Come ne sei venuta a conoscenza e quale è stato il tuo percorso in LAZIOSound?

                                      Sono venuta a conoscenza di LAZIOSound dai miei maestri di musica: mi hanno spinta a partecipare, nonostante fosse il mio primo concorso e suonassi effettivamente da pochissimi mesi. Ho inviato una demo che avevo registrato a casa con mio zio, qualche mese prima, per puro divertimento. Poi ho sguinzagliato tutti i miei amici, conoscenti e follower per farmi votare da più persone possibile. Così sono passata in semifinale e ho suonato e cantato in pubblico per la prima volta. La finale è stata incredibile, perché sono stata accompagnata da una band eccellente (Andrea Zanobi al basso, Daniel Bologna alla chitarra e Alessio Guerrieri alla batteria) nel bellissimo Castello di Santa Severa!

                                      Immaginiamo che il momento più importante ed emozionante sia l’esperienza vissuta e il concerto in Canada. Puoi raccontarci come è andata e quali sensazioni ti ha lasciato questo viaggio? Ma soprattutto… svelaci un dietro le quinte!

                                      Il concerto in Canada è stata un’opportunità indimenticabile, soprattutto per me che scrivo in inglese e mi trovo spesso a suonare davanti a persone che non capiscono fino in fondo ciò che canto. L’intero viaggio è stato all’insegna della musica, grazie all’ottima compagnia di Enrico Capuano e la sua band. Poter partecipare al concerto vero è proprio è stato poi un grandissimo onore: ho avuto la possibilità di suonare davanti a centinaia di persone in un parco meraviglioso nel cuore di Montreal. Lì ho anche potuto rivedere una mia amica youtuber che abita in Canada ormai da moltissimi anni e abbiamo girato un pochino per la città. Un dietro le quinte? Dopo il concerto siamo andati a mangiare in un ristorante Tex-Mex e mi sono perdutamente innamorata del proprietario… devo averci anche scritto una canzone subito dopo!

                                      Hai scritto in una story su Instagram che LAZIOSound ti “ha cambiato la vita”. Come?

                                      LAZIOSound mi ha cambiato la vita perché è arrivato in un momento in cui ne avevo davvero bisogno. Venivo da un lunghissimo periodo di riscoperta di me stessa e delle mie passioni e mi sentivo indietro per il fatto di aver cominciato a studiare musica solo a vent’anni, mentre sentivo allenarsi ragazze di quattordici, molto più avanti di me. Il concorso mi ha dato la possibilità di mostrare a famiglia e amici che facevo sul serio e che avevo bisogno del loro supporto. E infatti non mi è mai mancato. Infine, LAZIOSound mi ha spronata a fare moltissimi passi avanti nel mio percorso musicale: dal registrare seriamente un brano per la distribuzione all’arrangiare la scaletta della finale in full band. Per non parlare poi dei contatti che ho raccolto grazie al networking durante il Campus a Santa Severa!

                                      I tuoi tre motivi per i quali dei giovani artisti dovrebbero partecipare a LAZIOSound, intraprendendo così questa esperienza musicale.

                                      Per mettersi in gioco e testare le proprie capacità, che spesso sottovalutiamo. Per conoscere altri ragazzi con le stesse passioni, insicurezze e difficoltà pratiche. Per le opportunità di crescita musicale offerte nei vari premi. Ecco i miei video:

                                      Sul Canada: https://youtu.be/zwsUiL-EGmE Sul mio percorso musicale: https://youtu.be/BGe3sCwJXEg

                                        • Il Progetto

                                          Carlo, dicci chi sei e cosa fai.

                                          Sono un ragazzo di 30 anni che cerca di scrivere canzoni e di fare un mestiere, soprattutto oggi, davvero difficile: il cantautore. Ormai sono sette anni che giro l'Italia con la mia chitarra e ho all'attivo un disco, uscito nel 2017, che ha ricevuto diversi riconoscimenti a livello nazionale. Riesco a viverci con la mia musica e con i concerti ed è già un enorme traguardo in questo periodo storico. Ovviamente, spero di poterlo fare per tutta la vita.

                                          Quando nascono in te l'interesse e la passione per la musica?

                                          A 8 anni, quando i miei genitori mi iscrissero a un corso privato di fisarmonica. Dalla fisarmonica passai al pianoforte e, infine, alla chitarra da autodidatta. L'amore per i cantautori fu un passaggio naturale: De André, Gaber, Guccini e Gaetano, i miei primi colpi di fulmine, poi arrivarono tutti gli altri. Fu così che iniziai a scrivere canzoni e, in poco tempo, cominciai anche a credere in quelle parole e in quegli accordi che buttavo giù.

                                          Officina Pasolini, un Laboratorio di alta formazione artistica del teatro, della canzone e del multimediale della Regione Lazio, nonché Hub culturale di eventi su Roma, ti ha permesso di intraprendere un percorso dove far crescere il tuo talento e provare a fare della musica la tua professione. Come hai scoperto questo mondo?

                                          Officina Pasolini, per la mia personale esperienza, è stato il luogo della crescita artistica e non solo. Ho conosciuto Officina Pasolini attraverso degli amici che avevano già frequentato il corso e, una volta entrato, ho capito in poco tempo di aver fatto la scelta giusta. Lì dentro ho acquisito una consapevolezza nei miei mezzi che prima non possedevo e, attraverso il lavoro, la dedizione e il confronto, ho cominciato prima di tutto a rispettare il lavoro che adesso pratico con orgoglio.

                                          Quanto è importante questo corso per te? Quanto, dunque, ti senti arricchito da questa esperienza? E svelaci un aneddoto!

                                          Auguro a chiunque di provare un'esperienza del genere. La cosa essenziale che ho capito è l'importanza del lavoro, dello studio e della ricerca che battono sei a zero la superficialità del successo e l'arroganza dell'arrivismo. 

                                          Officina Pasolini non ti fa diventare famoso (grazie al cielo!), ma ti dà gli strumenti adatti per costruirti una dignità e una credibilità artistica.